Trieste - Via del Monte, Piazza Benco e Via San Michele

Via del Monte, San Vito-Città Vecchia. Da piazza S. Benco a via Capitolina. Denominazione entrata nella toponomastica ufficiale del XIX secolo, ma attestata come toponimo in tempi più antichi, con riferimento al monte (colle) della Fornace, nome originario del colle di San Giusto. In questa strada, ricordata con affetto da Umberto Saba in una delle sue liriche (Le tre vie), si trovavano dal XVIII secolo alcuni cimiteri acattolici, tra i quali quello della comunità ebraica e quello della comunità evangelica, il cui ingresso (murato) si pu. ancora notare, salendo, sul lato sinistro. Ricordava Cratey (1808) a proposito della contrada del Monte: Nella Piazza detta della Fornase ossia Fornace ha il principio la Contrada del Monte, la quale conduce dietro il nostro Castello, che propriamente locato sopra un Monte, e perciò ella viene denominata del Monte. In questa Contrada trovansi l’Ospitale degli Ebrei […] ed i Cimiterj della Confessione Elvetica e del Militare stati eretti nel 1784, non che quello della stessa Nazione Ebrea.. All’inizio della strada, a destra, si trova oggi il nuovo edificio della Scuola israelitica, eretto nel 1929-1930 su progetto dell’ing. Fabio Eppinigi. (Bibl.: Antonio Trampus – Vie e Piazze di Trieste Moderna, Ed. Italo Svevo, 1989.)
La Via del Monte, molto ripida a cause degli sbancamenti fatti nel settecento per interrare le antiche saline, collega Piazza Benco con Via Capitolina e il Colle di Montuzza (ex Monte della Fornace). Ci sono il Museo Ebraico Carlo e Vera Wagner e scuole della Comunità Ebraica. All'inizio della salita, nel XIV secolo, c'era il cimitero ebraico e più in alto quello protestante del quale rimane ancora l'entrata murata.

Nell'area in origine occupata dall'antico cimitero ebraico, Bet ha-Hayìm, nella prima metà dell'Ottocento fu realizzato un gruppo di edifici. Nella parte iniziale della via del Monte la Comunità israelitica costruì all'incirca nel 1829 il Tempio Vivante. Quest'ultimo, chiuso nel 1912 dopo l'apertura della nuova Sinagoga, fu demolito nel 1926. Al suo posto una nuova costruzione, il fabbricato di Via del Monte 1, che fu completata nel 1929, su progetto dell'ingegnere Fabio Eppinigi, ad opera dell'Impresa Triestina di Costruzioni dell'ing.Beer & C e con direttore dei lavori l'ing.Luciano Levi. L'edificio si integra strutturalmente con le vicine scuole israelitiche e si sviluppa per cinque piani, ancora collegati da un ascensore originario dell'epoca. La facciata principale è caratterizzata dalla suddivisione in fasce operata dagli evidenti marcapiani. La prima, in pietra arenaria a bugnato, è più ampia a causa del dislivello della strada. Lo stabile è stato interessato da lavori di ristrutturazione nel 2002.

Fabbricato di Via del Monte, 3-5: Nell'area in origine occupata dall'antico cimitero ebraico, Bet ha-Hayìm, all'inizio del Novecento sorgeva un gruppo di edifici costruiti nel 1827, poi demoliti nel 1928. Al loro posto una nuova costruzione, con destinazione scolastica per la Comunità Israelitica, fu completata nell'agosto del 1929, su progetto dell'ingegnere Fabio Eppinigi, ad opera dell'Impresa Triestina di Costruzioni dell'ing.Beer & C e con direttore dei lavori l'ing. Luciano Levi.
L'edificio fu alla fine degli anni Trenta rifugio per profughi e emigranti che partivano per la Palestina al fine di sfuggire alle persecuzioni naziste. Al piano terra, in quegli anni, trovò posto una piccola sinagoga di rito polacco-ahkenazita. Gli edifici sono stati interessati da lavori di ristrutturazione nel 2002, a cui è seguita l'apertura del Lapidario e del Museo della Comunità Ebraica Triestina "Carlo e Vera Wagner". La particolare conformazione delle pendici del colle di San Giusto e il lotto d'intervento lungo e stretto, costrinsero il progettista a prevedere un edificio molto particolare, con piani a livello strada in parte interrati e con giardini ricavati da terrazzamenti. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)


Ingresso della cappella da cui si accedeva
al Cimitero Evangelico in funzione dal 1752 al 1834.
Dal 1898 con successivi ampliamenti la cappella
è diventata Chiesa Evangelista Metodista.
Dal 1905 l’ingresso principale diventa Scala dei Giganti 1

- Nel centenario - Dicembre 1998 -
Sopra: L’antico ingresso murato della cappella mortuaria del cimitero Augustano, in funzione dal 1752 al 1834, in via del Monte, in disuso ormai dal 1843, quando cioè il camposanto è stato trasferito fuori dal centro abitato al cimitero di Sant’Anna. Nel 1898, la cappella è diventata la Chiesa della comunità Evangelica Metodista. Dal 1925, venne aperto poi un 2º ingresso, il principale (l’attuale), sulla Salita dei Cappuccini, poi denominata Scala dei Giganti n. 1.

Via del Monte 22 - Palazzetto del 1926

Via Capitolina 23

A sinistra: Nei primissimi giorni di maggio del 1945 a Trieste si combatteva ancora. I segni dei cingoli del carro armato In più parti del città i componenti del Comitato di Liberazione Nazionale ed elementi del IX Corpus combattevano contro le ultime resistenze dei soldati del III Reich e la guarnigione tedesca, chiusa in assedio nel castello di San Giusto, voleva arrendersi agli inglesi che intanto stavano confluendo in tutta fretta in città dalla vicina Monfalcone. Arrivò così sul colle di San Giusto un distaccamento di carri armati inglesi al comando del maggiore neozelandese Gross. Il primo carro, nel risalire via Capitolina, all'altezza della scala che porta alla chiesa dei frati di Montuzza, ebbe uno sbandamento ed i cingoli ferrati ruppero la cordonata del marciapiede antistante il numero 23 appoggiandosi un attimo sulla casa, ebbe un sussulto, per qualche secondo i cingoli girarono a vuoto e sfregarono la base in caricare della casa lasciando la loro impronta nella pietra. Il segno di cingoli è ancora visibile "pietrificato" nel tempo...(da:unafinestrasutrieste.it)

A sinistra: Piazza Silvio Benco: San Vito-Città Vecchia. A destra di corso Italia, tra via degli Artisti e via del Monte. C.A.P. numero 1 e numero 4: 34122; rimanenti: 34121. Già piazzetta Santa Caterina, con Delibera del Podestà d.d. 26.9.1930 numero 4918-V-31130 mutò nome in piazza Guido Reni. Guido Neri (Ancona 1904 – Trieste 1930) studiò all’Istituto Nautico di Ancona, si diplomò in stenografia, poi divenne giornalista e redattore de «Il Popolo di Trieste», che aveva gli uffici al numero 4 di piazzetta S. Caterina. Ferito gravemente nell’attentato contro la sede di quel giornale (10.2.1930), Neri morì dopo due giorni, ventiseienne. Il 6.7.1946 (Delibera Presidenziale numero 407) venne soppresso il nome di piazza Guido Reni e venne ripristinato il toponimo piazza Santa Caterina. Nel 1959 la piazza assunse il nome di Silvio Benco. Nato a Trieste nel 1874, Silvio Benco frequentò il ginnasio comunale fino al quinto anno di corso che poi lasciò per dedicarsi al giornalismo onde poter contribuire al sostentamento della famiglia, in difficili condizioni finanziarie. Entrò nella redazione del giornale irredentista «L’Indipendente», collaborò ai periodici «Il Palvese» e «La Fiamma» di Pola. Controllato dalla polizia austriaca per le sue simpatie nei confronti dell’irredentismo, Benco subì perquisizioni e un arresto.

Tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento si dedicò all’attività di librettista, scrivendo per il maestro Antonio Smareglia i testi de La Falena (leggenda in 3 atti, Levi, Trieste 1897), di Oceana (commedia fantastica, Ferrari, Venezia 1903) e l’inedito La morte dell’usignolo. Alla vigilia del I conflitto mondiale lasciò «L’Indipendente» per entrare nella redazione de «Il Piccolo»; confinato durante la guerra fece ritorno a Trieste nel 1918, vi fondò la rivista «Umana» e, alla fine di quell’anno, il quotidiano «La Nazione» del quale divenne condirettore. Il 30 ottobre 1918 firmò il manifesto del Fascio Nazionale. Negli anni successivi collaborò ai quotidiani nazionali «II Resto del Carlino», «Il Secolo», «Il Giornale d’Italia» e «La Stampa»; proposto quale membro dell’Accademia d’Italia, venne rifiutato da B. Mussolini perché non iscritto al Partito Nazionale Fascista, ma venne egualmente insignito del «Gran Premio Mussolini» (1932). Caduto il regime fascista, si ritirò prima a Opicina e poi a Turriaco; negli anni 1945-1949 fu redattore de «La Voce Libera», nel 1947 venne nominato membro corrispondente dell’Accademia dei Lincei e già nel 1946 Presidente onorario della Società di Minerva. In occasione delle pubbliche onoranze a lui decretate nel giugno 1947, ricevette la laurea honoris causa dalla Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Trieste. Grande giornalista, critico letterario e musicale di valore, Benco lasciò quasi cinquemila scritti di politica, di storia, letteratura, teatro. Morì a Turriaco il 9.3.1949. Al numero civico 1 di piazza Benco si trova una lapide posta il 14.6.1928 per iniziativa della Società del Risorgimento e con il concorso del Banco di Roma che ricorda la nascita, in edificio preesistente, di Filippo Zamboni: «QVI NACQVE / IL XXI OTTOBRE MDCCCXXVI / FILIPPO ZAMBONI / POETA E SOLDATO / DELL ‘ INDIPENDENZA D ‘ ITALIA /» . Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.
Piazza Benco 4, angolo Corso Itala: Palazzo realizzato sul sito di un preesistente palazzo settecentesco, su progetto di Domenico Corti, fu utilizzato fino al 1851 quale sede della scuola israelitica di Aaron Vivante. La struttura prevedeva al pianoterra gli spazi adibiti ad aule scolastiche, al primo piano le cucine, al secondo e terzo le stanze per gli scolari, appartamenti e la scuola di orazione.
Nel 1824 furono apportate delle modifiche al palazzo, sempre su disegno di Domenico Corti, intervenendo in particolare sulla facciata principale. Pietro Somazzi intervenne nel 1853 con la ridistribuzione interna degli spazi e con la sopraelevazione dell'edificio. L'aspetto attuale del palazzo deriva da vari interventi completati intorno ai primi anni del Novecento. L'immobile, a quattro piani fuori terra, presenta una superficie muraria articolata da cornici marcapiano, fasce decorative, cornici a dentelli; le due facciate principale sono arricchite da 28 formelle a bassorilievo disposte su due registri, con motivi decorativi riferibili al tema dell'educazione. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Via San Michele a fianco della quale un tempo scorreva il rio San Michele, un piccolo corso d'acqua che sgorgava tra i colli di San Vito e San Giusto e scendeva seguendo un percorso quasi parallelo rispetto all'odierna ed omonima via, lambendo le mura medievali. Il rio sfociava dove oggi è situata l'ex pescheria centrale, oggi Salone degli Incanti. Attorno a Via San Michele, Corso Italia con il Mandrachio (il piccolo porto) e su fino al colle di San Giusto sorgevano le antiche mura che racchiudevano la città medioevale.
L'attività principale degli abitanti era il commercio del sale. Trieste divenne nel 1300 un comune libero, allora vennero anche coniate le prime monete e di quel tempo è originaria anche l'alabarda che è il simbolo di Trieste.

Casa in Via San Michele 8 del 1828 in stile neoclassico

Il giardino di Via San Michele: Il giardino si trova sul colle di San Giusto, tra la via della Cattedrale a monte e la via San Michele a valle. L'area, sita nel centro storico di Trieste in una zona monumentale, era urbanizzata già in epoca romana; il terreno fu acquistato nel 1771 dal Comune che vi creò un giardino pubblico; tale destinazione durò fino al 1790, quando il conte Giacomo Prandi acquistò la proprietà e vi fece costruire la sua casa dominicale, in corrispondenza dell'attuale scalinata di accesso dalla via San Michele. Dopo l'apertura del Museo di Storia ed Arte (1925), il Comune ritornò in possesso dell'area; durante gli scavi archeologici del 1946-47 furono ritrovati i resti di case romane. Nel 1953, ad opera della Selad (SEzione LAvoro aiuto Disoccupato), fu costruito il giardino attuale. Il giardino si sviluppa su due livelli diversi collegati da scalinate, con un piano delimitato da un pergolato di colonne colorate, aiuole fiorite e un'ampia area di sosta all'ombra di un grande platano nei pressi di una moderna cascata; in più un'area attrezzata per i giochi dei bambini mentre la zona superiore è ombrosa e tranquilla, con una fontana al centro. (da: http://www.retecivica.trieste.it) - L'allegoria dei putti sul muraglione è opera dello scultore triestino Nino Spagnoli. Sul riquadro accanto è ricordato chi aveva commissionato e realizzato il giardino.
La chiesa anglicana di Via San Michele fu costruita tra il 1830 e il 1831 su progetto del capomastro Giacomo Fumis. Fra i numerosi stranieri presenti a Trieste fin dal Seicento vi era anche una comunità inglese, attiva nel commercio e nelle attività industriali e mercantili. La chiesa sorse in prossimità del più denso gruppo di ville abitate da inglesi. Nel 1821 un decreto dell'imperatore Francesco I autorizzava i sudditi britannici residenti in città a costituirsi in comunità e a erigere un proprio edificio di culto anglicano. Nel 1827 arrivò anche l'autorizzazione da parte del Parlamento inglese, così nel 1830 alcune famiglie inglesi di Trieste si autotassarono per acquistare il fondo e per costruire la chiesa. Il progetto del Fumis reca la data del 27 agosto 1830, ma la costruzione fu portata a termine l'anno seguente. La prima funzione religiosa al suo interno fu celebrata il 26 giugno 1831. Fra la fine dell'Ottocento e i primi anni del secolo scorso la chiesa fu chiusa più volte. Durante la seconda guerra mondiale lo scoppio di una bomba danneggiò l'edificio. Nel 1945 divenne "Garrison Church", chiesa della guarnigione e, dal 1950 fu sede della "British Legion". Dal 1954 la chiesa passò sotto la giurisdizione della diocesi di Gibilterra che, nel 1985, la donò al Comune di Trieste con il vincolo del mantenimento dell'aspetto esteriore. Nel 1991 la struttura, che non era più agibile dal 1976, fu ristrutturata e attualmente ospita la Cappella Civica triestina. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it/)
Tempio Anglicano, via San Michele. Costruito nel 1831, il tempio subì danni abbastanza rilevanti causati dal terremoto del Friuli del 1976, tanto da dover restare chiuso per anni. Per trovare i fondi per il restauro fu necessario un accordo con il Comune di Trieste che ne assunse la proprietà lasciando parte della stessa in uso alla Chiesa Anglicana. Il restauro venne finalmente iniziato nel 1991 e la riapertura al pubblico avvenne nel 1995. Attualmente è in uso oltre che per i servizi religiosi anglicani anche per quelli della comunità ortodossa rumena, nonché come sala per le prove del coro della Cappella civica. (da: Trieste di ieri e di oggi)



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